domenica 9 maggio 2010

Ma le agenzie di rating a che servono?

Sono agenzie che valutano il “debito” dei paesi di tutto il mondo. Danno giudizi sul grado di solidità finanziaria e merito creditizio di soggetti quali Stati, enti, governi, imprese, banche, ecc. Si tratta di un tripolio, in cui Moody’s, Standard & Poor’s e Ficht si spartiscono l’universo finanziario mondiale facendone il buono e il cattivo tempo. Negli ultimi anni, hanno avuto ricavi enormi, basta pensare che la sola Moody’s tra il 2005 e il 2009 ha generato utili per 2,8 miliardi di Euro (2.800.000.000 di Euro per capirci meglio). Le “tre sorelle” sono vere e proprie galline dalle uova d’oro che operano in un sistema finanziario che sembra non poter fare a meno di loro. Sono considerate le sentinelle dei mercati, però non vedono quasi mai arrivare i “crack” finanziari e quando se ne accorgono come nel caso della Grecia lo sapevano già tutti. Negli ultimi anni non ne hanno beccata una, basta pensare al caso Lehman Brothers che fino a qualche giorno prima di dichiarare “default” si vedeva confermata la tripla A massima solidità), alla crisi Argentina e alla crisi delle tre tigri asiatiche.
A quanto pare la loro attività è contraddistinta da fasi in cui sembrano addormentate e altre in cui sono iperattive. Nel caso dell’Italia non ci pensano due volte a scalare il rating, per poi ritrovarci più solidi della Spagna (ora tra le principali candidate ad essere la prossima “Grecia”) alla quale veniva dato un giudizio più alto. Il loro meglio però, lo danno nei momenti di difficoltà dei mercati, come in questo periodo, forniscono assist perfetti per gli speculatori, com’è successo per le bocciature dei debiti di Portogallo e Spagna e del solito fallito tentativo di farlo sull'Italia. Ultimamente la discussione sulla loro effettiva utilità e indipendenza si è riaccesa, con le dichiarazioni del Cancelliere tedesco Angela Merkel e del ministro dell’economia francese Christine Lagarde, che ha proposto un rafforzamento del controllo da parte dell’autorità di mercato francese sulle tre agenzie in questione. A riguardo, però, l’U.E. non ha ancora intrapreso nessuna azione per aumentare la trasparenza del mercato finanziario, consentendo alle tre agenzie di continuare a operare come se niente fosse.
A questo punto la domanda da porsi è la seguente: vuoi vedere che, in fondo in fondo, il loro modo di “non funzionare” fa comodo un po’ a tutti?
Le metodologie utilizzate dalle agenzie di rating sono poco trasparenti e basate anche su valutazioni del tutto personali degli analisti. La parte empirica, basata su calcoli e numeri, è solo una parte di un complesso sistema di analisi facilmente influenzabile da altri fattori esterni. Dopo gli ultimi eventi è ormai certo che queste agenzie non sono né trasparenti né tantomeno indipendenti. La loro attività è parte integrante di un sistema finanziario internazionale impantanato nella palude d’innumerevoli conflitti d’interesse, dove i “controllati controllano i controllori”. Non è un gioco di parole, è la sintesi della debolezza insita nella finanza mondiale, in cui non esistono regole precise e affidabili che diano garanzia al mercato. In Italia ne sappiamo qualcosa dopo gli scandali che hanno coinvolto l’ex governatore della Banca d’Italia e i vari “furbetti del quartierino", oltre ai noti crack finanziari di Cirio e Parmalat.
Non per essere maliziosi, ma chi sono i proprietari delle tre agenzie?
A parte Fitch che ha due azionisti principali come la società francese Fimalac e il gruppo editoriale Hearst, le altre due hanno un controllo diffuso sul mercato, con quote di proprietà principalmente in mano a fondi sovrani statunitensi e banche d’affari, in Moody’s bisogna segnalare che il principale azionista è Warren Buffet uno dei più importanti investitori di Wall Street. Possedere parte del capitale di una di queste agenzie potrebbe indurre la tentazione di accedere a informazioni sensibili e privilegiate, non accessibili a tutti. Magari, ragionando per assurdo, se fossi Warren Buffet è possedessi un titolo e se, sempre per assurdo, venissi a sapere che questo titolo verrà bocciato (dall’agenzia di cui detengo la maggiore quota di proprietà) con la conseguente perdita di valore, magari mi verrebbe la tentazione di venderlo prima che il mercato lo venga a sapere.

2 commenti:

  1. Si parla di un'agenzia europea. Potrebbe essere una soluzione.

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  2. E' tutto un imbroglio, alla fine chi paga lo conosciamo tutti!

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