martedì 18 maggio 2010

Prove di federalismo?

In considerazione del mancato raggiungimento degli obiettivi previsti dai piani di rientro e dagli equilibri di finanza pubblica, il Consiglio ha concordato circa l'impossibilità di esprimere l'intesa prevista dall'art.2, comma 90, della legge finanziaria per il 2010 e di non potere pertanto consentire alle Regioni Lazio, Campania, Molise e Calabria di utilizzare le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, relative ai programmi di interesse strategico regionale, a copertura dei deficit del settore sanitario”.
Con il comunicato di cui sopra, il Consiglio dei Ministri ha negato i Fondi Fas per sanare i deficit sanitari di quattro regioni, Lazio, Campania, Molise, Calabria.
Il disavanzo generato dalla regione Calabria tra il 2001 e il 2007 secondo alcuni ammonta a circa 2,166 miliardi di Euro, secondo la Regione a circa 1,2 miliardi.
In entrambi i casi sono cifre da record negativo, considerando che il livello dei servizi sanitari offerti è decisamente scarso. La cattiva gestione del settore ha portato i conti regionali in un rosso perenne, che peggiora di anno in anno, basta considerare che nel 2008 (anno non considerato nel dato precedente) sono stati accumulati ulteriori debiti per oltre 120 milioni di Euro. Un’emorragia (per rimanere in ambito sanitario) inarrestabile che ha prosciugato le casse regionali e come spesso accade in questi casi, per risanare i disastri finanziari devono intervenire i cittadini pagando di tasca loro, quello che altri hanno dissoluto.
I Ministri Tremonti e Fazio (più il primo però) hanno lanciato un monito alle amministrazioni decentrate, dicendo che non saranno tollerati comportamenti non virtuosi e chi continuerà ad operare al di fuori del patto di stabilità dovrà renderne conto ai cittadini, che saranno chiamati a ripianare i debiti fatti dalla politica. Inoltre il Ministro della Salute, contesta alle regioni in questione la mancanza di un programma per rientrare dal deficit e la cattiva abitudine di pensare ai Fondi per le Aree Sottosviluppate come a un “bancomat”. Proprio la certezza di un intervento da parte dei vari Governi per risanare i deficit regionali, ha disincentivato i politici locali ad adottare comportanti tesi a razionalizzare la gestione sanitaria, con la conseguenza della crescita del gap tra servizi offerti e spese sostenute. Le gestioni scellerate sono dovute a due motivi, il primo è l’incompetenza dei politici, che nominano i vari dirigenti solo per motivi clientelari, il secondo è che la sanità viene usata come un’enorme bacino elettorale in cui concentrare la maggior parte della spesa, con la speranza che i vari buchi siano ripianati dai contribuenti nazionali. Come già annunciato dal Presidente Scopelliti, bisognerà aumentare le addizionali regionali dell’Irpef e dell’Irap (peraltro già al massimo), oltre ai vari ticket sanitari. Si tratta della solita morale della favola, alla fine chi paga sono sempre i cittadini.
Sui Fondi Fas sono state fatte molte polemiche, fin dai primi tempi dell’insediamento del nuovo Governo. Si sospetta che parte di essi siano stati dirottati verso altre regioni, forse del settentrione, per effetto delle pressioni delle Lega.
Poiché le quattro regioni “canaglia” sono tutte di centro-destra, possibile che il Governo amico neghi questi aiuti rischiando di compromettere il rapporto con gli elettori?
Le risposte possono essere due, la prima, ben augurante, fa pensare a un segno di discontinuità rispetto al passato e a un assaggio di federalismo con l’obiettivo di responsabilizzare gli amministratori locali. Per quanto riguarda la seconda invece, più maliziosa, non vorrei che l’aiuto sia stato negato perché i Fondi Fas non ci sono più, in quanto destinati ad altre aree del paese.

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