lunedì 26 aprile 2010

Fare di necessità virtù o continuare indefessi verso il rinnovamento?

Dopo la crisi scoppiata nel PDL, il Partito Democratico si trova a dover fare i conti con un dilemma: approfittare del dissenziente Fini, facendosi mediatore tra tutte le opposizioni esterne e interne al partito di governo o puntare solo su se stessi, mediante una profonda ristrutturazione organizzativa? Com’è facile intuire le due tesi sono argomento di discussione all’interno del PD tra i “pratici” e i “teorici”, tra chi “guarda in avanti” e chi “si guarda anche intorno (e indietro)”.
Fare di necessità virtù vuol dire, ricreare un insieme di alleanze tra gli oppositori di Berlusconi, rispolverando l’arte del compromesso e strizzando l’occhio a chiunque si ponga come obiettivo quello di far cadere il governo. Continuare indefessi nel cammino del rinnovamento significa escludere la prima scelta e in un certo senso non approfittare delle disgrazie altrui e continuare nella lenta azione di costruzione del partito. Entrambe le soluzioni hanno dei pro e dei contro, la prima darebbe risultati nel breve periodo, metterebbe in serie difficoltà il governo, ma rischia di riportare al passato, rimanendo senza contenuti e con una serie di alleanze di sigle (con conseguenti problemi di tenuta). La seconda non darebbe risultati immediati perché necessita di un processo di combiamento lungo che ancora non è neanche iniziato e una chiarezza sui temi che si vogliono portare agli elettori, ma potrebbe portare alla creazione di quel partito progressista e riformista che ancora manca nel nostro paese.
Fare cadere il governo e ridimensionare le aspettative della Lega è un obiettivo di non poco conto, anzi per alcuni, è l'obiettivo degli obiettivi, ma per raggiungerlo qual'è il prezzo da pagare?

1 commento: